Tratto dal libro: “Les précurseurs de Lénine” Paris Librairie Pilon 1938
Così narra Maurice Paleologue, conoscitore approfondito della storia russa:
Pietro il Grande fu il più grande rivoluzionario dei tempi moderni. Non solo rivoluzionario ma riformatore brutale, impettuoso, senza scrupoli e senza pietà. Allo stesso tempo elevato al più alto grado del genio creatore con un scrupoloso istinto di ordine e di gerarchia. Pietro Alekseievich amava distruggere nonostante fosse profondamente russo. Dal suo selvaggio dispotismo egli rovesciava ogni cosa. Durante i trent’anni del suo governo è insorto contro il suo popolo attaccando ogni tradizione ed usanza nazionalistica. Lui ha rovesciato tutto non risparmiando neanche la Santa Chiesa ortodossa. Si dice che sia stato un riformatore, ma un riformatore deve tenere conto del passato storico del paese guardando al futuro.
Lui no: lui demoliva per il puro piacere feroce di demolire, per la gioia sinistra di sconfiggere le resistenze nemiche, di violentare le coscienze, di ammazzare i sentimenti più naturali e più legittimi. Quando i riformisti di oggi sognano di far saltare per aria un edificio sociale con il pretesto di rinnovarlo ex novo, essi si ispirano senza saperlo a Pietro il Grande. Come lui essi non tengono conto del passato e credono come lui di cambiare l’anima di un popolo con dei semplici “Ukaz” decreti. Pietro Alekseievich, ve lo ripetto è in verità il vero antenato e percursore dei rivoluzionari moderni.
Dalle opere immense di Pietro il Grande si nota in effetti ogni legame con il suo carattere agressivo, violento, impettuoso, sistematico, dei metodi rivoluzionari. Lui ha rotto con tutte le abitudini del suo popolo, tutte le tradizioni. Perfino attaccò il potere della Santa Chiesa ortodossa sottomettendola a sua diretta autorità. Lui ha voluto la rottura completa con tutto il passato russo senza tener conto della psicologia del suo popolo, applicando i suoi bruttali decreti senza accettare nessuna obiezione.
Proprio da questi fattori i futuri nichilisti e bolscevichi imparano che si può abolire in un attimo tutta l’eredità politica e religiosa di una vecchia nazione.
Necessariamente per portare a termine certe concessioni governative si deve ricorrere al terrorismo. Durante il regno di Pietro il Grande le stanze del terrore erano all’ordine del giorno. I suoi strumenti preferiti erano le fruste, il carbone ardente, il taglio delle lingue, la decapitazione, la forca. Ogni sistema di tortura era lecito ed impeccabile.
Non dobbiamo dimenticare che l’implacabile riformatore ha sacrificato addirittura il suo unico figlio Alexis, erede al trono, implicato in una congiura contro suo padre organizzata dai boiari moscoviti.
Pietro il Grande morì l’8 Febbraio 1725 lasciando tuttavia in eredità una Russia riformatrice, orientata verso una civiltà moderna.
Dopo la morte di Pietro il Grande nel 1725 una reazione violenta si propagò contro la sua opera, la vedova Katerina I divenne zarina di tutte le Russie. La gloriosa eredità dei Romanov non poteva cadere più in basso visto che essa proveniva dai ghetti poveri e di facili costumi. Katerina I non aveva esperienze politiche e si lasciava guidare dai suoi consiglieri che pensavano più ai loro affari che al bene della Russia. I consiglieri degli zar in tutti i tempi hanno pensato più ai loro interessi che al bene della patria.
Dopo Pietro il Grande hanno regnato in Russia Elisabetta I, Ivan VI, Pietro III, Caterina II, Paolo I, Alessandro I. Durante il regno di Caterina II si segnala principalmente la rivolta dei contadini russi capeggiata dal ribele Emeljan Pugachov nel 1773.
Il terrorismo in Russia da Nicola I a Nicola II:
Nicola I 1825/1839: Suo fratello Alessandro I morì il 1/12/1825, non avendo eredi al trono la successione della corona sarebbe dovuta passare al secondogenito, principe Costantin che si rifiutò di governare.
La sucessione passò al terzogenito Nicola che dovette subito affrontare l’insurrezione dei decabristi il 26 Dicembre 1825. Il programma dei congiurati era veramente audace: sopressione della famiglia Imperiale, trasformazione radicale dello stato Russo, proclamazione di una repubblica socialista, abolizione della schiavitù, uguaglianza dei cittadini davanti alla legge, riforma della giustizia e controllo delle finanze pubbliche.
La rivoluzione dei decabristi fu la prima ad avere un piano ben preciso per riformare politicamente il paese. Fino all’ora tutti i complotti di palazzo, gli assassini di Pietro III e Paolo I tendevano a passare il trono da una mano all’altra ma i sovrani continuarono a governare con gli stessi sistemi e abusi.
La rivolta dei decabristi fu immediatamente repressa dalle truppe fedeli a Nicola I. Gli organizzatori furono imprigionati e sentenziati da una corte giudiziaria, gli interrogatori furono seguiti personalmente da Nicola I che promise al suo popolo di mantenere la pace. Dopo la rivolta dei decabristi Nicola I iniziò una politica d’implacabile reazione contro ogni forma di protesta. Egli stesso organizzò una rete di spionaggio e una strategia repressiva attraverso le forze dell’ordine, la famosa terza sessione della Cancelleria intima di Sua Maestà Imperiale comandata dal terribile generale Beckendorffe.
La 3ª Cancelleria intima di Sua Maestà Imperiale era in realtà un Ministero con poteri illimitati che controllava ed investigava su ogni cosa. Durante mezzo secolo tutta la Russia tremò davanti ai loro metodi di investigazione.
Tuttavia la scintilla dei rivoluzionari non si placò, gli scritti di Herzen nel 1846 venivano letti in tutte le università russe alimentando un clima di protesta che sfociò in numerosi attentati.
Alessandro II 1855/1876 fu lo zar più riformatore e saggio della dinastia Romanov volendo modernizzare le strutture organiche dello stato. Il giorno della sua incoronazione (1856) egli annunciò alla nobiltà le sue intenzioni di emancipare la servitù della gleba. I nobili ascoltarono con stupore le intenzioni di Alessandro II, non capendo le riforme che tutto il mondo aspettava e reclamava.
Il nuovo Imperatore dovette lottare 5 anni contro la nobiltà che gli si opponeva duramente. Finalmente il 18/2/1861 venne proclamata l’emancipazione dei servi della gleba, data molto importante nella storia della Russia moderna. All’indomani della proclamazione dell’emancipazione di 20.000.000 servi della gleba, essi avrebbero dovuto sentirsi finalmenti felici, invece non fu così. La legge del 18 Febbraio 1861 li ha fatti liberare dalla schiavitù ma non ha dato loro la terra, essi si dichiararono insoddisfatti e frustratti. I servi si ribellano e vengono annientati.
Herzen scrisse: quella del 28 Febbraio è una legge scritta con il sangue umano. La rivolta si estese dal Volga al Neva, i nobili non vollero perdere i loro privileggi, i contadini vennero allontanati a colpi di fucile. La riforma più coraggiosa e giusta emanata da Alessandro II venne accolta con un mare di sangue.
Dopo questi fatti si venne a creare in Russia una ripresa della fermentazione rivoluzionaria. Tutte le classi sociali del paese proclamarono la libertà. Herzen da Londra incitò il popolo alla rivolta. I romanzi di Tougienev sono esplicitamente a favore dell’emancipazione dei “mouzhik”.
Da questo momento nacquero molte forme di organizzazioni rivoluzionarie, primo di tutti i “Nikilisti”, i cui principi sono di una spietatteza impressionante:
1 Il nikilista è un uomo che non si inchina davanti a nessuna autorità e che non accetta nessun principio.
2 - Si deve agire in virtù di quanto ci sembra utile.
3 Non esiste un’istituzione nella nostra società che non debba essere abbattuta.
4 La servitù della gleba è stata abolita ma ci sono ancora milioni di russi che non hanno il loro pane quotidiano.
5 Le tasse che pagano i cittadini non devono servire per mantenere un esercito inutile, o funzionari più inutili ancora.
6 Il rivoluzionario non possiede niente personalmente, non ha interessi, affari, sentimenti, proprietà e non ha neanche un nome. Tutto in lui è assorbito da un solo ideale, una sola passione “la rivoluzione”.
Il regno di Alessandro II fu un susseguirsi di attentati senza fine. Nonostante l’implacabile repressione della 3ª Sessione della Cancelleria Intima di Sua Maestà Imperiale gli attentati terroristici si contavano ogni giorno. Lo zar Alessandro II fu assassinato il 13 Marzo 1881.
L’attentato ad Alessandro II fu annunciato dai nikilisti, diedero inizio ad una serie di attentati in tutta San Pietroburgo con il solo fine di ammazzare lo zar.
La Domenica del 13 Marzo 1881 come d’abitudine Alessandro II volle passare in rassegna le guardie imperiali. Nonostante le suppliche scoraggianti del suo primo ministro, Alessandro II si recò all’appuntamento con le guardie imperiali, con la sua carrozza, scortato dalle guardie cosacche.
Mentre la carrozza imperiale passava vicino al Canale Caterina (oggi Griboedova), saltò fuori dalle mura del canale un uomo che gettò una bomba contro l’Imperatore.
Alcune guardie caddero a terra morti, altre ferite, i cavalli insanguinati. Alessandro II ne uscì fuori illeso, cercò di soccorrere i feriti mentre le altre guardie riuscirono ad arrestare l’attentatore.
Una delle guardie chiese a Sua Maestà se era ferito? Lui rispose: sono illeso per grazie di Dio. L’attentatore lo guardò in faccia e disse queste parole: “è troppo presto per rendere grazie a Dio”. Improvvisamente un secondo attentatore uscì fuori dal Canale Caterina e fece saltare la seconda bomba, proprio ai piedi dello zar, ferendolo a morte. Lo zar ancora cosciente chiese di essere portato a palazzo per morire nel suo letto, spirò alle ore 03.30 del 13 Marzo 1881.
Una terza bomba era pronta in caso di fallimento.
Il tutto fu studiato minuziosamente da una giovane terrorista Sophie Perovskij, figlia di nobili. Suo padre era governatore generale di San Pietroburgo. Imprigionata alcuni giorni dopo l’attentato, fu la prima donna terrorista ad essere appesa alla forca.
Alessandro III 1881/1894.
Dopo la morte di Alessandro II, il figlio Alessandro III iniziò a regnare rispettando il testamento politico di suo padre. L’ordine fu presto ristabilito in tutto l’Impero grazie ai metodi spietati della 3ª Sezione. Quattro anni dopo nel 1885 si formò una nuova sezione terroristica “La volontà del popolo” con l’unico obiettivo di ammazzare lo zar.
Gli attentati iniziano in tutto il territorio.
Tutti i componenti della famiglia imperiale si salvarono per miracolo dal deragliamento criminale del treno in cui viaggiavano il 17/10/1888.
Alessandro III rimpiazza definitivamente la 3ª Sezione della Cancelleria intima di Sua Maestà con il “Dipartimento di Polizia dello Stato” e modifica completamente gli organi organizzativi instaurando una forte rete di spionaggio ed imponendo un regime ferreo nelle università (vero focolaio del terrorismo). Ogni studente con idee sovversive viene estromesso e mandato ai servizi nei battaglioni del Caucaso.
Alessandro III era un uomo di corporatura gigantesca, dallo sguardo diretto e profondo, dai modi cordiali e raffinati. Era rispettato perfino dai suoi avversari, viveva nel palazzo Imperiale di Gatchina con la moglie Maria Feodorovna (principessa danese) ed i suoi cinque figli, tre maschi e due femmine. Verso la fine del 1884 l’ordine è ristabilito quasi da per tutto ma un’anno dopo la Polizia di stato scopre a San Pietroburgo una sezione terroristica della “volontà del popolo” composta di 45 elementi, per lo più figli di commercianti e funzionari. Tra loro Alexandr Ulyanov (fratello maggiore di Lenin). Essi avevano preparato gli esplosivi per attentare contro la vita dello zar, furono scoperti ed arrestati, 42 di essi furono impiccati compreso Alexandr Ulyanov che aveva appena 19 anni.
Trent’anni più tardi un vendicatore sinistramente glorioso lo avrebbe vendicato nella persona di Lenin.
Il 17/10/1888 a Bolkijtra tra Kharkov e Sinferopoli il treno in cui viaggiava l’imperatore e la sua famiglia salta in aria in seguito ad una esplosione criminale. Miracolosamente nessuno di loro è ferito, lo zar stesso dotato di una forza ercolana ha sostenuto con le proprie braccia il peso del vagone per tirar fuori la sua famiglia. Questo atto eroico ha portato dei gravi danni fisici allo zar.
Dovuto al sovraumano sforzo la sua robusta salute si indebolisce, i reni lesionati lo portano alla morte sei anni più tardi.
L’organizzazione “volontà del popolo” aveva anche una sede a Parigi che venne repressa dalle autorità francesi. Da quel momento i terroristi stessi incominciarono a domandarsi se gli atti terroristici mirati allo zar in persona non siano stati un errore e cambiano tattica: in tutta la Russia incomincia a divulgarsi tra le masse popolari e contadini una intensiva propaganda anti zarista, asserendo il terrore agrario come primo ed efficace mezzo di lotta contro i proprietari ed il governo. Si incendiano le fattorie, assassinando i proprietari, le loro famiglie, copiando così il vecchio sistema usato da Emilian Pugachov all’epoca di Caterina II. Nelle campagne vengono divulgate frasi come: siete voi la forza principale della Russia, la terra appartiene ai contadini ecc. ecc.
Allo stesso tempo anche nelle fabbriche sparse in tutta la Russia si iniziano a sollevare i primi scioperi che vengono sempre repressi con il sangue. Cominciarono a circolare clandestinamente i primi giornali socialisti rivoluzionari consacrando l’emancipazione dei lavoratori. Dall’altro canto anche gli ebrei si sollevano dopo centinaia di anni di oppressione e massacri anti semiti. Anche gli ebrei si uniscono al sistema terroristico del paese vendicando le devastazioni dei quartieri judei. Da Caterina II in poi la politica dello stato verso gli ebrei era quella dell’estromissione e della repressione. Lo stato in cui si trovava la comunità ebraica era miserevole.
“Lev Tolstoj diceva: la proprietà è la causa di tutti i mali. Essa non è che un mezzo di gioire il lavoro degli altri”.
Lev Tolstoj nemico ferreo della chiesa ortodossa affermava che essa fece un’alleanza con il potere ufficiale “lo Stato” l’unione tra i bugiardi ed i briganti. Sedotto dal demonio del suo orgoglio Lev Nikolaevjch Tolstoj risorge audacemente contro Dio e Nostro Signore Jesu Cristo.
Nicola II - 2/11/1894-1918. Dopo la morte di Alessandro III, suo figlio Nicoa II prende la pesante eredità di governare 175 milioni di persone in un clima di continui attentati, manifestazioni di ogni genere. Si ricorda la triste domenica di sangue 22 Gennaio 1905.
Quella domenica di sangue del 22 Gennaio 1905 è iniziata con una manifestazione pacifista organizzata da un giovane prete di nome Gapone, asseriva che un discepolo di Dio non dovrà mai rispondere alla violenza con la violenza. Il 22 Gennaio 1905 pope Gapone organizza una manifestazione pacifista composta di 20.000 lavoratori, contadini e operai, essi portano icone cantando inni religiosi dirigendosi verso il palazzo d’inverno, rimettere allo zar una supplica: “noi veniamo da Voi nostro padre per domandarvi giustizia e protezione. Siamo arrivati ai limiti della sofferenza umana. Sire, non rifiutate di aiutarci e colmate le distanze che vi separa dal vostro popolo, il vostro nome sarà per sempre impresso nei nostri cuori”.
Quando la massa popolare spicca d’avanti alla piazza del palazzo un ufficiale della polizia intima pope Gapone di fermarsi. Pope Gapone alzando il crocifisso chiede di parlamentare. L’ordine di sparare fu immediato. Per terra giacciono centinaia di morti e feriti. Gapone perisce anche lui con il crocefisso in mano.
Nicola II, mal consigliato dai suoi ministri, come al solito non ebbe l’intelligenza di ricevere le suppliche rispettose dei manifestanti. L’unica risposta al loro grido di disperazione fu l’ordine di sparare su una folla implorante e disarmata. Per questo ordine nefasto lui ha perduto irremediabilmente la fiducia del suo popolo, questo fu l’inizio della fine di Nicola II.
Dopo questo fatto le organizzazioni terroristiche hanno intensificato gli attentati e comizi rivoluzionari dappertutto . Perfino le truppe si ribellano. Nel corso dell’anno vengono commessi cinque attentati a Nicola II che miracolosamente riesce a scampare a tutti. Le vittime più colpite dai rivoluzionari attentatori sono i prefetti, i direttori delle prigioni e gli ufficiali della gendarmeria. Il socialismo rivoluzionario si sviluppa sempre di più. Oltre gli attentati personali si intensifica la propaganda rivoluzionaria tra i lavoratori delle fabbriche, i contadini ed i soldati. Tutto riesce come previsto, 4.000.000 di individui si elevano ai disordini, scioperi e proteste. Essi non perdonano a Nicola II la fucilazione della Domenica di sangue del 22/1/1905.
Durante il regno di Nicola II le organizzazioni rivoluzionarie socialiste si svilupparono con una straordinaria rapidità anche tra gli inteletuali, i lavoratori, contadini e perfino nell’esercito. Nel 1902 viene assassinato il ministro degli interni Sipiakin. Due anni più tardi anche il suo successore Plehve subisce la stessa sorte il 28/7/1904. Il 17/1/1905 anche il governatore di Mosca viene assassinato all’interno del Cremlino. Il 14/9/1911 viene assassinato il primo ministro Stolypin sotto gli occhi di Nicola II mentre assistevano a Kiev ad un’opera. Sotto l’influenza dei capi rivoluzionari che vivono all’estero la propaganda socialista rivoluzionaria continua senza sosta, il malcontento si aggrava, la guerra persa in Giapone, le migliaia di morti sul fronte tedesco nella prima guerra mondiale. È a questo punto che i bolscevichi entrano in scena divulgando le dottrine di Carlo Marx. Il loro capo si chiama Lenin organizza dall’estero ogni mossa dei rivoluzionari, mai la Russia rivoluzionaria ha avuto un uomo capace di unire le conoscenze teoriche del Marxismo alle qualità pratiche di un organizzatore. Quest’uomo ora esiste, un CHEF, si chiama Ulyanov Lenin, nato a Simbirsk sul Volga il 22/4/1870.
Lenin a 34 anni diventa immediatamente il capo del bolshevismo russo, il suo vero creatore. In quelli anni vive a Parigi o Ginevra, un solo pensiero si avvolge nel suo cervello: il rovesciamento dello zarismo, la sovversione totale della Russia, il trionfo dell’ortodossia marxista nel mondo.
Riflessioni:
La personalità di Nicola II: era un uomo elevato alla religione, fanatico credente e sopratutto molto remissivo. Negli anni più tristi della storia russa, le guerre perse, gli atti terroristici di ogni giorno, lui si rimetteva alla volontà di Dio e diceva: di tutta la mia anima, io credo che la mia sorte, le sorti dei miei familiari e di tutta la Russia dipendano unicamente dalla volontà divina che mi ha assegnato il posto che occupo. Qualsiasi siano le prove che Dio mi riserva io le accetto con ubbidiente sottomissione.
“Il comunismo è un mal organico del popolo russo”. Durante tre secoli questo mal organico non è mai cessato di manifestarsi pericolosamente.
Bedian dice: “Il bolshevismo è una banda di briganti che ha attaccato il popolo russo nel cammino della sua storia. Le abominazioni che si compiono all’ombra del Cremlino sono di una scelarezza diabolica che sorpassa ogni limite. Il Bolshevismo dev’essere vinto esso stesso dal popolo russo”.
Cosa scrisse Maurice Paleologue di Rasputin:
Durante l’anno 1905 in Russia esisteva un clima rivoluzionario quasi senza precedenti, si parlava spesso a San Pietroburgo di un taumaturgo siberiano conoscente del Gran Duca Nicola Nicolaevich, amico del patriarca di Kronstadt. Si asseriva che questo uomo dalle doti provvidenziali era portatore di una missione divina per la salvezza della patria. Quest’uomo si chiamava Grigorij Efimovich Rasputin.
È un semplice “moujik” (contadino) della più bassa estrazione, nato nel 1863 (?) nel villaggio di Pakrovskoe governatorato di Tabolsk. I suoi istinti di mistiscismo lo hanno portato a far parte di una setta religiosa e lugubre “Khlisty” (flagellanti) convinti di comunicare direttamente con Cristo predicavano la parola di Dio in giro per la Siberia. Dovuto alla robustezza infaticabile del suo temperamento e l’erotica audacia della sua immaginazione Rasputin acquisisce una grande popolarità. Simultaneamente le sue doti mistiche di guaritore si moltiplicano, di villaggio in villaggio fa dei discorsi evangelici, recita parabole religiose, dice delle profezie, riti esorcistici si uniscono ad atti di incantesimo. Si vanta addirittura di aver compiuto dei miracoli. Ogni tanto ha dei problemi con la giustizia per dei piccoli reati ma è protetto dalle autorità eclisiastiche. Viene invitato a San Pietroburgo da padre Théophane che vuole studiare da vicino le sue straordinarie doti, la grazia ricevuta da Dio a quest’anima ingenua che presto sarebbe stata perseguitata dal demonio. Gli studi dei vescovi non lasciano nessun dubbio sui favori eccezionali che Dio ha prodigato a Rasputin. Padre Jean di Kronstadt conferma pienamente la diagnostica e lo consacrano “Bojy tcheloviek” (uomo di Dio) lo chiamano più comunemente “il Padre, il Venerato”.
Nel frattempo Rasputin riprende la sua vita di predicatore, di crapulante. Compie dei lunghi viaggi a piedi in pellegrinaggio, sosta nel convento maschile di Monte Athos in Grecia. Fa un lungo soggiorno a Kazan per venerare la famosa madonna che porta lo stesso nome. La sua fama aumenta, si procura dei consensi incredibili e viene accolto da per tutto come un santone.
Fu allora, il 26 Ottobre 1906 che viene invitato per la prima volta a palazzo Imperiale di Peterhof. Nicola II non manca di annottare sul suo diario questa memorabile visita: “alle sei e un quarto Grigorij è venuto a casa nostra: ci regalò un’icona di San Simone, ha conosciuto i nostri figli ed ha soggiornato con noi fino alle sette e un quarto...” scrivendo questi appunti Nicola II non si rende conto di aver scritto la sua condanna a morte e quella dello zarismo.
Il moujik ben presto acquisice un straordinario ascendente presso l’Imperatore e l’Imperatrice. Non li idolatra come fanno tutti i falsi di corte, anzi gli parla con durezza, con audacia familiarità e senza l’adulazione a cui i monarchi erano abituati. Così essi credettero di riconoscere in lui “la voce della terra russa”.
La discrezione ed il tatto non sono certamente le doti migliori del ciarlatano siberiano. Lui si vanta pubblicamente delle sue relazioni intime con i monarchi, di essere protetto dalla polizia per ordine di Sua Maestà, i suoi ascoltatori non possono credere a quanto sentono.
Malgrado il silenzio obbligatorio dei giornali un grande rumore di indignazione si propaga nella capitale, il Bojy tcheloviek si sente nel dovere di lasciare la capitale, fa un viaggio a Jerusalem. Al suo ritorno viene ricevuto dall’influente Padre Heliodore che subisce il suo particolare fascino. Nel frattempo il 15 Settembre 1911 Rasputin riceve un appello disperato di Alexandra. (Rasputin frequenta in Siberia il mistico luogo degli staretz dove essi imparano a fare lunghe meditazioni immedesimandosi di incarnare i divini poteri degli staretz. Lo staretz “è qualcuno che prende la vostra anima e la vostra propria volontà per fare sue la vostra anima e volontà. Da quel momento appartenete completamente a lui, seguite cecamente i suoi comandi”). Queste sono in realtà le relazioni tra la zarina Alexandra Feodorovna e Rasputin.
Le esaltazioni religiose della zarina aumentano di giorno in giorno, una sottomissione completa di ogni suo desiderio, pensieri, credenze, di tutte le sue forze e del suo essere sono sotto l’influenza dello Staretz. Rasputin con le sue doti di guaritore riesce a non far morire lo zarievich per ben tre volte, così per una contaminazione mentale anche lo zar Nicola II subisce l’influenza del taumaturgo siberiano.
Piano piano lo Staretz crea intorno a sè una moltitudine di ammiratori, personaggi influenti della aristocrazia e borghesia russa chiedono favori di ogni genere. Essi sono consapevoli che Rasputin può entrare a corte a qualsiasi ora del giorno a suo piacimento. Rasputin diventa il personaggio chiave della politica russa, lo zar si rivolge a lui per ogni decisione governativa, diventa necessariamente uno dei fattori decisivi del potere supremo. I raccomandati di Rasputin nel governo di Sua Maestà Imperiale sono nientemeno che il Ministro dell’Interiore Nikolas-Alekxeievitch Maklakov, l’alto procuratore del Santo Sinodo Vladimir Sabler, l’alto procuratore del Senato Nikolas Dobravolsky, il segretario di Stato Alexandre Taneev, il senatore Jean Goremikine, l’anziano Primo ministro e membro del Consiglio dell’Impero Serge Youlievich, il direttore del dipartimento di Polizia Stephane Beltzky ed infine tutti i principali dignitari della chiesa.
Tutte queste persone erano convinte che Rasputin fosse colui che capisce ogni problema del paese, gli ideali, i bisogni profondi delle coscienze e le aspirazioni secolari del popolo russo.
Le scelte politiche di Nikola II si rivelano un fallimento, la guerra persa in Giapone le migliaia di morti nella seconda guerra mondiale, il malcontento generale del popolo in miseria, inni ed attentati rivoluzionari dappertutto. Neanche i poteri di Rasputin riescono a migliorare la nefasta situazione della Russia, Alessandra Feodorovna si appela allo Staretz sempre più odiato dai suoi nemici che tramano di assassinarlo per la salvezza della patria. Rasputin viene assassinato da un complotto organizzato dall’aristocrazia il 18 Novembre 1916.
Il 12 Marzo 1917 in sole poche ore lo zarismo viene rovesciato per sempre.
Traduzione di Antonio De Bianchi
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